A Napoli si parla solo del "el Pocho"
CASTELVOLTURNO (Ce), 6 settembre 2007 - La statuina è un inedito. E’ fatta di argilla e sarà sulle bancarelle di San Gregorio Armeno dal prossimo mese. Nel centro storico di Napoli si lavora alla nuova collana di pastori natalizi. Il pezzo forte c’è già e sarà venduto a prezzi vertiginosi: 30 euro il costo della statuina, formato medio. Il soggetto in questione è Ezequiel Lavezzi con la sua serie infinita di tatuaggi. La Lavezzi-mania è scoppiata domenica sera, dopo Udinese-Napoli. Le giocate dell’argentino hanno entusiasmato il popolo napoletano, sono state determinanti per l’impresa friulana. E insieme all’euforia è cresciuta anche la curiosità per quei disegni che ne colorano il corpo in ogni suo angolo. Quella pistola con fondina, tatuata sul fianco destro, ha già innumerevoli amatori, ragazzi di tutte le età pronti a farsi imprimere sulla pelle la stessa immagine. Un qualcosa che è stato anche oggetto di discussione tra la Napoli degli intellettuali, della cultura. C’è chi ritiene che quel tatuaggio sia diseducativo, che rappresenti la criminalità, vera piaga della città. E c’è chi, invece, dietro quel Cristo con annessa corona di spine, disegnato sul cuore, veda il simbolo della sofferenza e dell’amore insieme. Come la Madonna del Lujan, a cui è devoto.
NOSTALGIA -Ne ha undici distribuiti sul tutto il corpo, Lavezzi. Ciascuno con la propria storia e con un lato sentimentale. Come quello visibile sull’avambraccio sinistro: c’è scritto Tomas, a caratteri cubitali. Tomas è il suo bambino di due anni che tra qualche giorno lo raggiungerà in Italia, in compagnia della mamma e compagna dell’attaccante. «Mi manca da morire», ha detto nei giorni scorsi, Lavezzi, parlando del suo piccolo. In attesa di riabbracciarlo, trascorre le giornate in compagnia di un altro argentino, Roberto Sosa, che lo sta aiutando nella ricerca della casa, sulla collina di Posillipo. Sulla schiena è rappresentato il suo sogno di bambino: lo stemma del Rosario Central, la squadra della sua città. Da ragazzino, ha indossato la maglietta del Coronel Aguirre, ma ha sempre inseguito la «camiseda» del Rosario, anche se prima di venire a Napoli ha vinto lo scudetto con il San Lorenzo. Una vittoria che ha conquistato con Ramon Diaz, l’allenatore, col quale spesso ha mimato d’impugnare quella pistola da cow boy disegnata sul fianco, per far esplodere il colpo dopo ogni gol realizzato.
ANCHE L’IDEOGRAMMA - Eppure, i compagni giurano sui suoi sentimenti. Dicono che sia un ragazzo dal cuore d’oro, che ama scherzare e che durante gli allenamenti non si tira mai indietro. Qualità che l’hanno fatto apprezzare in tutto l’ambiente. Napoli è già innamorata pazza di questo ragazzo dagli occhi furbi e dai capelli lunghi, che gli coprono le spalle. Su quella destra c’è un disegno tribale, mentre sotto l’orecchio sinistro è visibile un piccolo ideogramma cinese. Alcuni li ha disegnati anche sull’avambraccio destro.
COME IL PIBE -Dopo Diego Maradona, dunque, un altro argentino è destinato ad esaltare i napoletani. Con l’ex pibe de oro, Lavezziha in comune il genio e la sregolatezza. «Lasciamolo stare, Diego, il paragone non regge per niente. Lui è stato il numero uno al mondo. Io sono appena all’inizio della carriera e, per la prima volta, mi misurerò con un calcio diverso da quello argentino», ha dichiarato con umiltà al suo arrivo in Italia. E con Maradona ha in comune pure la passione per i tatuaggi. Diego ne ha diversi, tra cui quelli con i nomi di Dalma e Gianina, le due figlie, e di Che Guevara.
ARRIVA IL DODICESIMO - Un piccolo spazio se l’è già riservato, Lavezzi, per un nuovo simbolo. Probabilmente, deciderà di farselo tatuare dietro la schiena, qualche centimetro più in là dello stemma del Rosario Central. Quel vuoto verrà colmato con una «N», stemma del Napoli e della città, perché l’amore tra Lavezzi e i napoletani è già scoppiato. Il racconto di questi giorni è legato alle apparizioni in città dell’argentino, completamente travolto dall’affetto della gente. Ed è a questi sentimenti che lui dedicherà il dodicesimo tatuaggio.
tratto da gazzetta.it
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